Oltre la polarizzazione: l’equilibrio tra AI e competenze umane negli assessment
In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale monopolizza le conversazioni sul futuro del lavoro, è facile che la riflessione tenda alla polarizzazione: abbracciare completamente l’automazione o riscoprire il valore insostituibile dell’interazione umana? La risposta, come spesso accade, non sta negli estremi ma in un equilibrio intelligente.
La sinergia tra uomo e tecnologia si esprime anche nel campo dell’assessment aziendale.
L’evoluzione degli assessment aziendali: dall’automazione all’IA
Ricordate quando gli assessment consistevano in questionari cartacei e colloqui faccia a faccia? In alcuni contesti può sembrare appartenere ad ere geologiche andate. Oggi, gli algoritmi di machine learning analizzano pattern comportamentali che competono valorosamente con le osservazioni di un recruiter esperto.
L’intelligenza artificiale ha rivoluzionato il settore attraverso:
- Analisi predittiva che identifica pattern comportamentali invisibili all’occhio umano
- Valutazione oggettiva delle competenze tecniche attraverso algoritmi di machine learning
- Screening automatizzato di migliaia di candidature in una frazione del tempo tradizionale
- Feedback Automatici descrittivi e schemi di classificazione per le valutazioni del personale.
Secondo Gartner, entro il 2026 oltre 100 milioni di professionisti lavoreranno quotidianamente con “robo-colleghi”, mentre McKinsey evidenzia come l’AI agisca da acceleratore “turbocharged” nel toolkit analitico delle HR.
Pur non pensando come un essere umano, l’AI amplifica notevolmente le nostre capacità cognitive e decisionali nei processi di assessment.
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L’implementazione dell’AI negli assessment dovrebbe sempre iniziare con una chiara definizione degli obiettivi di valutazione e un’analisi delle competenze critiche per il ruolo. |
Il valore dell’interazione umana negli assessment moderni
Ma c’è un però. Nonostante l’evoluzione tecnologica, le competenze più preziose nelle organizzazioni moderne rimangono spesso le più difficili da misurare algoritmicamente:
- intelligenza emotiva e capacità empatiche
- adattabilità in contesti ambigui e non strutturati
- creatività nell’affrontare sfide impreviste
Il valutatore umano contribuisce con elementi fondamentali che nessun software può replicare del tutto:
- Contestualizzazione dei risultati all’interno della cultura organizzativa specifica
- Identificazione delle potenzialità inespresse al di là dei dati oggettivi
- Correzione dei bias algoritmici che l’AI può perpetuare o amplificare
Le zone cieche dell’unicità: perché né l’umano né la macchina bastano da soli
Il contesto è reso ancora più complesso dalla velocità con cui i sistemi tecnologici cambiano. Alle persone è chiesto un continuo sforzo di adattamento e comprensione. Se è facile rimanere folgorati dalle novità che sembrano semplificare la vita, è altrettanto facile che queste offuschino il pensiero critico. L’errore è dietro l’angolo. Come in ogni sistema complesso è importante valutare la portata di ogni fenomeno e identificarne non solo i vantaggi, ma anche le possibili implicazioni negative. La discussione sui temi dell’interazione tra intelligenza artificiale e uomo è molto vivace. Uno studio recente, tra gli altri, illustra la forte correlazione negativa tra l’uso di strumenti AI e le abilità di pensiero critico, suggerendo che un maggiore uso di AI possa portare a una riduzione delle capacità cognitive.
Cosa può succedere nei processi di assessmentunicamente affidati all’AI secondo queste riflessioni? Una risposta viene dal professore Luciano Floridi che, sebbene non si sia occupato specificatamente di questo tema, suggerisce di considerare l’intelligenza artificiale come “entità artificiale” che si appropria di processi evolutivi umani (come l’empatia o la lettura del comportamento) per scopi estranei alla natura umana. Algoritmi di recruitment e assessment AI possono infatti sfruttare segnali comportamentali o linguistici progettati per interazioni umane autentiche, ma senza una vera comprensione del contesto, portando a distorsioni e discriminazioni.
È famoso il caso Amazon per cui l’azienda ha dismesso un progetto di assessment AI per il reclutamento a causa di discriminazioni di genere. Il sistema, progettato per automatizzare il processo di selezione dei candidati, aveva sviluppato un pregiudizio contro le donne. Questo accadde perché l’algoritmo era stato addestrato su dati storici che riflettevano una prevalenza maschile nel settore tecnologico, portandolo a preferire i candidati uomini rispetto alle donne.
Allo stesso modo si ritrovano zone cieche anche nell’approccio esclusivamente umano:
- Soggettività inevitabile: I bias cognitivi inconsci influenzano anche i valutatori più esperti, compromettendo l’oggettività del processo
- Inefficienza operativa: La gestione manuale di numerosi candidati diventa insostenibile in termini di tempo e risorse
- Confrontabilità limitata: L’assenza di metriche standardizzate rende difficile confrontare valutazioni effettuate da diversi esaminatori
- Scalabilità compromessa: L’impossibilità di espandere il processo mantenendo la qualità crea colli di bottiglia nei contesti organizzativi complessi
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L’interazione umana negli assessment è particolarmente cruciale quando si valutano ruoli con elevata componente relazionale o che richiedono leadership trasformativa. |
Costruire un approccio integrato efficace
Ritorna, quindi, il problema della polarizzazione. Abbracciando la convinzione che nel campo dello sviluppo del capitale umano sia utile mettere insieme invece che dividere, la riflessione potrebbe andare verso un concetto di integrazione dei due sistemi. Serve dotarsi di strumenti di pensiero critico, di profonda comprensione dei vincoli e risorse di entrambi i campi e di una strategia che massimizzi questa sinergia.
Formazione e riqualificazione continua
Investire in programmi di formazione e riqualificazione è fondamentale per permettere ai professionisti HR e L&D di sfruttare al meglio gli strumenti AI e tecnologici in generale, riducendo lo stress da digitalizzazione e preparandoli per nuovi ruoli che richiedono competenze evolute.
La cultura aziendale è il framework entro cui bilanciare la spinta all’innovazione e il wellbeing dei dipendenti. È lì che si protegge l’ambiente di lavoro sano:
- promuovendo la relazione umana tra i membri del team
- incoraggiando la cultura dell’innovazione e della cooperazione tra uomo e tecnologia
- preservando la creatività e l’unicità umana
- garantendo un utilizzo etico e trasparente degli strumenti AI
Monitoraggio e valutazione dei risultati
Definire KPI appropriati per misurare i benefici dell’AI e monitorare regolarmente i risultati è essenziale per garantire che l’introduzione della tecnologia porti vantaggi tangibili senza compromettere le interazioni umane. Le metriche dovrebbero valutare non solo l’efficienza del processo, ma anche la qualità delle valutazioni e la soddisfazione di candidati e valutatori:
- equilibrio quantitativo-qualitativo: integrare metriche di performance algoritmica con valutazioni qualitative dell’esperienza utente
- analisi longitudinale: misurare la correlazione tra i risultati degli assessment e le performance lavorative nel tempo
- feedback multi-stakeholder: raccogliere input da tutti gli attori coinvolti nel processo di assessment
Verso un futuro equilibrato tra AI e fattore umano
L’integrazione dell’AI nei contesti professionali rappresenta dunque un’opportunità per rendere gli assessment più efficienti e accessibili, senza però perdere di vista il valore dell’interazione umana. Oltre alla precisione analitica, il compito dei soggetti attivi nell’assessment aziendale è quello di preservare la capacità di interpretazione, empatia e visione strategica proprie dell’essere umano.
Le organizzazioni attente all’innovazione che riescono ad intuire i vantaggi di un approccio ibrido, in cui la tecnologia potenzia il talento anziché sostituirlo, possono trasformare l’AI da semplice strumento di valutazione a leva strategica per una crescita consapevole e sostenibile.
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