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L’errore è visto come un nemico da cui difendersi sin da quando siamo piccoli.

Con la consapevolezza dell’età adulta e nell’ambiente lavorativo diventa una vera minaccia perché considerato come segno di incompetenza e un fallimento da nascondere. Lo stress che ne deriva è noto e porta spesso a limitazioni nello sviluppo delle potenzialità personali e dell’organizzazione.

Imparare a gestire l’errore, in modo efficace e non influenzato da mode transitorie, offre alle organizzazioni uno strumento di resilienza in più e protegge le persone da tensioni alla lunga logoranti.

Perché è importante gestire gli errori in azienda

Immagina un laboratorio creativo dove ogni progetto viene valutato solo in base a quanto è perfetto al primo colpo. Nessun prototipo, nessuna bozza, nessun margine per provare. Quanto durerebbe davvero l’innovazione in un posto così?

Eppure, molte aziende si comportano proprio così: reprimono l’errore come se fosse un virus da estirpare, invece di riconoscerlo come parte naturale del processo evolutivo.

L’errore come parte naturale del processo lavorativo

Tutti sbagliamo. E i team in azienda non fanno eccezione, soprattutto perché si tratta di sistemi complessi in cui interagiscono persone, tecnologie e processi. È facile che si verifichino deviazioni non intenzionali da standard o risultati attesi.

Secondo i principi della human factors engineering, gli sbagli non possono essere eliminati del tutto perché derivano da limiti cognitivi, pressioni ambientali e fallibilità dei sistemi.

Lo ha spiegato bene anche James Reason, teorico del modello del “formaggio svizzero”: ogni errore è il risultato di più falle nei sistemi di controllo, non di un singolo colpevole.

Ecco perché la gestione efficace dell’errore non può limitarsi a individuare il responsabile: deve puntare a capire il contesto, correggere il sistema, e facilitare la comprensione condivisa.

In molte aziende, la prevenzione è l’unica strategia adottata: procedure, checklist, tool. Tutto utile, ma non sufficiente. Perché quando l’errore accade, e accadrà, ciò che fa davvero la differenza è come viene affrontato.

Gli effetti di una cattiva gestione dell’errore: paura, silenzio, stallo

Hai mai lavorato in un team dove nessuno osa dire “ho sbagliato”? Gli errori ci sono, ma accuratamente nascosti, per paura di reazioni negative. È l’ambiente più nocivo per la crescita perché lo sbaglio nascosto può continuare a ripetersi e l’iniziativa personale è frenata dal timore di esporsi.

Nessun miglioramento. Nessuna innovazione. Nessuna crescita.

Al contrario, promuovere una cultura dove l’errore è disaccoppiato dalla colpa è la chiave di accesso per una crescita che si adatta a trovare nuove soluzioni.

Che cos’è la cultura della gestione dell’errore e perché serve alle aziende moderne

Significato di cultura dell’errore

Parlare di cultura dell’errore non significa promuovere il disordine o abbassare gli standard. Al contrario, significa accettare lo sbaglio come parte fisiologica del lavoro umano e costruire un ambiente dove sia possibile riconoscerlo, affrontarlo e imparare.

Una cultura dell’errore (EMC) si manifesta quando i collaboratori si sentono liberi di dire “ho sbagliato” senza temere umiliazione o sanzioni. È la differenza tra un team che si blocca al primo inciampo e uno che, dopo una caduta, si rialza più veloce, più consapevole e più unito.

Vantaggi di una cultura che accoglie gli sbagli

I vantaggi sono concreti e misurabili:

  • Apprendimento continuo, grazie alla possibilità di analizzare gli errori e condividere esperienze.
  • Miglioramento delle performance, individuali e collettive.
  • Innovazione, perché senza rischio di fallire, nessuno sperimenta davvero.
  • Etica e responsabilità diffusa, con dipendenti più propensi a segnalare problemi.

Secondo il Leadership Management Magazine e studi riportati nel Leadership Forum 2024, i team che lavorano in ambienti in cui gli errori possono essere analizzati apertamente sono più resilienti, innovativi e coesi.

Il contrario? Silenzi operativi, processi bloccati, persone che lavorano “coprendosi le spalle”.

Non è semplice costruire una cultura dell’errore. Richiede intenzione, allenamento e coerenza. Ma è proprio in questo sforzo che nasce una leadership capace di fare la differenza: guidare, anche e soprattutto, nei momenti di imperfezione.

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Il Framework LEARN
Il framework LEARN, sviluppato attraverso la collaborazione tra la Dutch Authority for the Financial Markets (AFM) e l’Università di Utrecht, offre una guida strutturata per le aziende che desiderano costruire o migliorare la loro cultura di gestione degli errori. Non si tratta di una “soluzione universale”, ma di un insieme di elementi lungo i quali le aziende possono progettare azioni e interventi specifici per il loro contesto.

I cinque elementi del framework LEARN:
Let the board take ownership: coinvolgi il top management.
Engage employees: crea un contesto di fiducia.
Align structure and culture: coerenza tra valori e pratiche.
Refocus from person to system: analizza le cause, non le colpe.
Narrate the best examples: celebra chi impara sbagliando.  

Qual è il ruolo del leader nella gestione degli errori

Un errore non si corregge con una sgridata. Si corregge con un contesto.
Il leader, in questo senso, è come un regista invisibile: non scrive tutte le battute, ma crea le condizioni perché gli attori possano dare il meglio, anche quando improvvisano, anche quando sbagliano.

Leadership costruttiva: correggere senza colpevolizzare

Secondo ricerche internazionali (es. Frontiers in Psychology, 2022), i leader più efficaci nella gestione dell’errore hanno cinque tratti distintivi:

  • Autenticità e trasparenza: ammettono i propri errori e comunicano apertamente.
  • Costruzione della fiducia: alimentano un clima in cui sbagliare non è un rischio sociale, ma una tappa del processo.
  • Responsabilità personale: non delegano le colpe, ma riconoscono e correggono.
  • Capacità analitica: cercano le cause reali, non i colpevoli.
  • Promozione della cultura EMC: trasformano ogni errore in una storia da cui partire, non in una cicatrice da nascondere.

Leader così diventano moltiplicatori di sicurezza psicologica e attivatori di apprendimento organizzativo.

Questo stile è quello della leadership autentica: una combinazione di consapevolezza di sé, comunicazione chiara e coerenza tra valori e azioni.
Non è una tecnica, è una cultura dall’efficacia riconosciuta.

Come sviluppare una cultura di gestione dell’errore positiva in azienda

Come ogni cultura, anche quella della gestione dell’errore si costruisce con azioni costanti, mirate in ambienti coerenti.

Best practice: feedback, debriefing, trasparenza

Il punto non è dire “hai sbagliato”, ma chiedere “cosa possiamo imparare da questo?”.
Ecco alcune pratiche chiave:

  • Feedback tempestivo e senza colpa: è la miccia del miglioramento. Un feedback efficace deve essere chiaro, rispettoso e orientato al futuro.
  • Debriefing regolari: sessioni post-progetto o post-errori per analizzare cosa è andato storto, senza caccia al colpevole.
  • Trasparenza diffusa: creare ambienti in cui dire “ho sbagliato” non espone a giudizi, ma genera fiducia.

In pratica, serve normalizzare l’errore come parte dell’esperienza. Come fanno le squadre di Formula 1 che, dopo ogni gara, rivedono ogni errore per ottimizzare ogni decimo di secondo.

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Cosa succede se si ignoriamo gli errori
Gli esempi di seguito raccontano dei risultati in assenza di leadership costruttiva e governance nella gestione dell’errore in grandi aziende:  

Boeing (2018-2019 – Crisi 737 Max)
  • Errore: Cultura orientata alla velocità e al profitto ha portato a trascurare segnalazioni interne sui difetti del software.

  • Fallimento culturale: Soppressione del dissenso, mancanza di sicurezza psicologica, pressioni per non rallentare la produzione.  

Uber (fino al 2017 – scandali su leadership tossica)

  • Errore: Tolleranza verso comportamenti inappropriati, discriminazioni e direzione aggressiva da parte del CEO.

  • Fallimento culturale: Mancanza di governance, leadership egocentrica, cultura “bro” non inclusiva.  

Wells Fargo (2016 – conti fantasma)

  • Errore: Apertura forzata di milioni di conti bancari non autorizzati per raggiungere obiettivi di vendita.

  • Fallimento culturale: Ossessione per la performance, clima di paura e incentivi perversi.  

Il ruolo della formazione e del team building

Perché una cultura dell’errore si diffonda, serve allenamento organizzativo. La formazione è il veicolo attraverso cui si trasmettono competenze, ma soprattutto nuove visioni.

  • Cambia la percezione dell’errore: la formazione rompe il tabù dell’errore-punizione e introduce il concetto di “errore come leva di innovazione”.
  • Sviluppa competenze soft e tecniche: come analizzare le cause, come comunicare errori, come costruire fiducia.
  • Allinea leadership e team: perché un’organizzazione cresce quando chi guida è il primo a mostrarsi vulnerabile.

Piattaforme come SKIMUP permettono la creazione di percorsi formativi strutturati e flessibili che supportano team e leader nella creazione di un mindset orientato all’apprendimento dagli errori. Il team building stesso, se progettato consapevolmente, diventa terreno fertile per sviluppare fiducia reciproca e resilienza collettiva.

Coltivare l’intelligenza organizzativa attraverso gli errori

Accogliere e gestire l’errore non è un segno di debolezza, ma un atto di intelligenza collettiva.

Le organizzazioni che costruiscono un contesto dove è possibile sbagliare, riflettere e migliorare non solo proteggono la propria affidabilità, ma accelerano apprendimento, innovazione e fiducia interna.

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